Incanto senza tempo
(…) La natura, silente solo nell’opera di Reggiani, è abitata da un incantesimo difficile da decifrare. In effetti la “metafisica” vuol staccare la “cosa” dipinta dalla cosa reale, per isolarla. Così l’artista faentino vuole staccare l’animale dal mondo naturale per inserirlo in uno spazio artificiosamente costruito, astratto, geometrico. L’animale, rinoceronte o stambecco, così come le piccole isole all’orizzonte, con i pini marittimi o i cipressi, sono visibili ma irragiungibili.
Solitario e visionario, l’artista deve intendere il suo lavoro come un atto di resistenza all’idea di verosimile. Nella sua opera è riconoscibile il linguaggio profondo della poesia. (…)
Paola Facchina, 2011